Marco Ferrante: “Preso un attaccante da un club di Europa League”


L’Ischia Calcio riparte con grande ambizione ma anche con i piedi ben piantati per terra. Dopo una stagione complessa e un’estate densa di incertezze, la società ha deciso di voltare pagina affidando la direzione generale a Marco Ferrante.
In questa lunga intervista, Ferrante racconta le prime impressioni sull’ambiente isolano, il lavoro silenzioso dietro le quinte per allestire una squadra competitiva, il valore dello staff e, soprattutto, l’importanza del settore giovanile. Un dialogo schietto e diretto, in cui non mancano spunti personali, retroscena del suo percorso professionale e l’annuncio di un grande colpo di mercato in arrivo da un club europeo di primo livello.Con alle spalle esperienze significative in realtà come Monza, Messina, Savoia, Albenga e Chieri, Ferrante si presenta con idee precise: costruire un’Ischia credibile, dura da affrontare, ma profondamente legata alla sua identità e al suo territorio.
Benvenuto al direttore Marco Ferrante. Dopo la presentazione, proviamo a capirne qualcosa di più. Direttore, prima di tutto: cosa è successo con Messina?“Con Messina c’è stato un discorso anche quest’anno. Il primo anno era assente, poi c’è stata una trattativa in corso, ma alla fine non è andata a buon fine. È successo anche lo scorso anno. Ripeto, oggi non è qui, ma non voglio fare nomi. Indipendentemente dalla qualità del giocatore, posso permettermi di dire – senza presunzione – che ho preso un altro profilo, forse anche più forte, che arriva da un club di Serie A estero. Lo conosco benissimo: è uno “stallone”, proprio il tipo di giocatore che volevamo. Non mi strappo i capelli per una trattativa che non è andata a buon fine… anche perché non ne ho!”
Abbiamo visto che avete annunciato il giovane Gille.“Sì, è un giocatore che conosco molto bene. È un play, ma può fare anche la mezzala. Ha una grande tecnica di base, gioca bene a due tocchi: è il classico giocatore che, secondo me, non appartiene a questa categoria, ma a una o due categorie superiori. Quest’anno deve essere la sua stagione della consacrazione, quella che gli permetta di ambire a palcoscenici importanti. Speriamo, però, che possa rimanere con noi il più a lungo possibile. Lo conosco da tempo: ce l’avevamo anche a Messina, quando era ancora un under, molto giovane e ovviamente già con caratteristiche interessanti. È francese, e sicuramente è un ottimo giocatore”.
Da quanto ho capito, ci saranno diversi stranieri in questa nuova Ischia?“Orientativamente saranno 3 o 4. Io ho grande rispetto per gli stranieri, a patto che siano bravi. Non scelgo un giocatore solo perché “fa audience” o ha un nome di richiamo: non sono quel tipo di direttore.Per me contano prima di tutto le qualità tecniche e umane: voglio giocatori forti, ma anche ragazzi seri, che rispettino le regole. Solo così si può raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati. Ti dico in confidenza che arriveranno: un difensore importante, uno davvero molto forte. Poi due o tre pedine in attacco, e anche qualcuno a centrocampo che possa affiancare Gille. Senza dimenticare che abbiamo già un’ossatura importante, composta anche da diversi isolani: la squadra è costruita intorno a loro. Le pedine che mancano le stiamo cercando senza ansia, ma con attenzione, sia in Italia che all’estero. Devono essere funzionali alla causa”.
In tutto questo, ovviamente, c’è anche la collaborazione e la visione condivisa con Alessio Martino, che avete ufficializzato.“Sicuramente sì, perché io sono un direttore un po’ atipico. Non scelgo i giocatori solo perché piacciono a me: ci dev’essere un confronto costante tra tutte le parti, soprattutto se vogliamo raggiungere un obiettivo ambizioso.Il confronto con il mister è continuo, anche rispetto alla modulistica che intende utilizzare. Con il suo supporto – video, osservazioni sul campo e conoscenza del territorio – lavoriamo per identificare giocatori adatti a quello che lui vuole proporre in campo.Per me la “modulistica” (il sistema di gioco) non dev’essere fissa o rigida: non si tratta solo di schierarsi con un 4-3-3 spudorato. La bravura di un allenatore sta anche nel saper leggere la partita in corso e saper cambiare modulo a seconda dell’avversario.Passare a un 3-5-2, un 4-2-3-1, o anche un 5-3-2, per esempio: questo fa parte della modernità. E mi sembra che il mister, sotto questo punto di vista, sia molto preparato.
Per questo stiamo cercando giocatori duttili, non solo esterni puri, ma anche elementi che possano adattarsi a fare la seconda punta, abbassarsi o cambiare posizione. La parola chiave è: polivalenza. Questa è la mentalità dell’Ischia di quest’anno”.
Le volevo fare una domanda che può sembrare un po’ ostica, ma serve a chiarire. Da quando è stato annunciato come direttore generale dell’Ischia, lei ha avuto modo di conoscere una realtà calcistica matura e complessa. Ischia ha una tradizione importante e una tifoseria consapevole. Alcuni si sono chiesti: ma Ferrante, nel passato, ha fatto bene?“Guarda, molto semplicemente: ho iniziato come scout, lavorando con un’agenzia con cui seguivamo tanti giocatori a livello internazionale. Poi acquistammo il Monza insieme a Clarence Seedorf – non ricordo l’anno esatto – e disputammo un campionato importante, puntando su tanti giovani, con il supporto anche di Milan e Inter. L’avventura durò un anno e mezzo, poi Seedorf vendette il club. Successivamente andai a Messina, nell’anno del “Comit”. Disputammo un campionato di alto livello, ma a 3/4 del torneo fu interrotto – se ricordi – a causa dei cori a Palermo e per la situazione legata all’epidemia. In quel contesto si decise di promuovere le prime dei gironi senza terminare la stagione. Poi ci fu l’esperienza a Savoia, dove disputammo un grande campionato nel Girone G. Arrivammo terzi e partecipammo ai playoff, ma perdemmo la finale col Latina: pareggiammo fuori casa, e in virtù del miglior piazzamento loro passarono. Dopo, arrivò la chiamata dell’Albenga, in Eccellenza, dove vivo anche vicino, a Finale Ligure. Accettai la sfida e vincemmo il campionato con 11 o 12 vittorie consecutive iniziali: ammazzammo letteralmente il torneo. L’anno successivo, in Serie D, costruimmo una squadra forte ma con profilo basso, un po’ come l’idea che abbiamo per l’Ischia.
L’allenatore era Fossati, ex Genoa, e a metà stagione avevamo già 41 punti, eravamo primi insieme a un’altra squadra. La salvezza quell’anno si raggiunse a 37, quindi eravamo ampiamente sopra la media. Ma sorsero problemi societari ed economici: molti giocatori andarono via – Branco finì in Canada, Bologna alla Ternana, Lazio al Livorno – erano tutti profili sconosciuti prima ma valorizzati ad Albenga. A quel punto me ne andai anch’io: non c’erano più i presupposti per continuare.
A fine stagione diedi una mano al Chieri, squadra del nostro girone. Loro erano rimasti colpiti dal nostro 5-0 in casa loro all’andata. Quando mi chiamarono erano in piena zona playout, e con le ultime 3-4 partite riuscimmo a salvarli. L’anno dopo iniziai lì, ma dopo tre partite lasciai: non c’erano fondi per allestire una rosa competitiva. Infatti il Chieri, in difficoltà economiche, perse tanti giocatori e retrocesse ai playout. Dopo quell’esperienza, ho dato una mano a un progetto ad Alessandria, una situazione simile al dualismo Verona–Chievo: Alessandria era fallita, e una nuova squadra (la Luese Cristo Alessandria) voleva prendere il suo posto. Abbiamo costruito una squadra interessante, e siamo arrivati terzi. Ma vinse nettamente la Valenzana, una squadra fortissima che inseguiva la promozione da anni. Diciamo che lo scorso anno, a livello di direttore, è stato quello della mia consacrazione”.
A livello calcistico noi lo ricordiamo con il Torino e un gol in particolare, ma non entreremo nei dettagli storici. Vorrei invece chiederle che situazione ha trovato a Ischia, visto che sappiamo bene delle difficoltà che ci sono.“Guarda, non è un mistero che ci siano delle difficoltà, anche economiche. Sarebbe inutile nasconderlo. Però ti dico le cose come stanno, come ho fatto anche in conferenza stampa: tutto è nato da una chiacchierata tra amici, tra me e Pino, una telefonata molto sincera. Siamo cresciuti entrambi a Napoli, ai tempi di Maradona, e ho avuto anche la fortuna di giocarci insieme. Quindi c’è sempre stata stima, educazione e rispetto tra noi. Mi ha esposto la situazione attuale dell’Ischia, non semplice, e io gli ho detto: i problemi esistono per essere risolti. Se posso dare una mano, lo faccio volentieri. L’obiettivo è costruire una squadra competitiva, cercando di lavorare con intelligenza e visione, come ho già fatto ad Albenga.
Lì ho speso un terzo di quanto si era speso l’anno precedente e siamo arrivati primi. Certo, il girone era diverso, ma la logica resta: fare scelte giuste sui reparti, puntare su uomini prima che su calciatori, gente che sappia tirarsi fuori dalle difficoltà attraverso il lavoro. Questa è l’unica medicina che conosco: allenamento, disciplina e linee guida chiare. A Ischia c’è bisogno di serietà e competenza. Io posso portare contatti e conoscenze a livello nazionale e internazionale. Ischia è un paradiso terrestre, è conosciuta ovunque. Ti faccio un esempio: se sei a New York e parli di una squadra del nostro girone, magari non la conoscono. Ma se dici “Ischia”, la conoscono tutti. Questa è una realtà appetibile anche per investitori. Sto lavorando in due direzioni: allestire la squadra e creare i presupposti per un eventuale ingresso di qualcuno che possa dare una mano concreta. Sono discorsi già avviati con persone serie e importanti.
In tutto questo, Pino sta facendo un lavoro eccezionale. È un isolano, è molto legato a questo club e, nonostante le difficoltà, ha fatto tutto il possibile per garantire l’iscrizione. Ha avuto il coraggio e la determinazione di non mollare. Ora stiamo cercando di costruire una squadra difficile da affrontare, senza fare promesse ma con grande professionalità.Sul mercato, ti anticipo che ho già preso 7-8 giocatori importanti. Stiamo completando la rosa con intelligenza, puntando su profili che conosciamo bene, anche tra i ragazzi dell’isola. Sia io che Pino, così come il mister e tutto lo staff, abbiamo le idee molto chiare. A Ischia nessuno è più importante degli altri: dal presidente al magazziniere, tutti contano. Senza un buon magazziniere non si va lontano, e questo spesso viene sottovalutato. Serve un ambiente sano, unito, senza “nemici in casa”, per costruire qualcosa di buono.
Per quanto riguarda il mercato, ti dico anche questo: stiamo per annunciare altri due o tre giocatori. Uno in particolare è un attaccante molto forte, preso da un club di Serie A estero che quest’anno giocherà l’Europa League. È un gran colpo. Stiamo completando le pratiche burocratiche e presto sarà ufficiale.E non è detto che arrivi solo lui: con questo club stiamo lavorando su una sorta di partnership, senza fare troppa pubblicità. È un lavoro che va avanti da più di 20-25 giorni. Ripeto: profilo basso, ma idee chiare. La strada è quella giusta. Io parlo poco, ma ci metto sempre la faccia, soprattutto nei momenti difficili. Quando le cose vanno male, sono io a uscire allo scoperto, non mando altri. Quando invece si vince, è giusto che siano i giocatori e l’allenatore a prendersi gli applausi. È questa la mia filosofia”.
Le volevo chiedere qualche dettaglio in più sullo staff.“Per quanto riguarda lo staff, ti dico con molta franchezza: il mister non ha portato con sé né il secondo né un match analyst. Ci stiamo muovendo per completare tutto, ma abbiamo già risorse molto valide sul territorio. Abbiamo figure isolane competenti, che non elenco oggi perché sarò a Ischia dal 15 al 22 luglio e in quell’occasione comunicherò tutto l’organigramma ufficiale.Quello che posso dirti è che non abbiamo necessariamente bisogno di esterni, perché le persone che ci sono già sull’isola sono preparate e possono darci una grossa mano. Questo me lo ha confermato anche Pino: non si tratta solo di essere “di Ischia”, ma proprio di avere le competenze giuste.
Non prendo una persona solo per riempire un ruolo: se non porta valore aggiunto, non ha senso. Invece, confrontandomi con chi c’è già, ho potuto verificare che sono persone capaci, con uno storico solido. Quindi la nostra idea è quella di valorizzare queste risorse locali, che conoscono il contesto e che meritano fiducia”.
Chiudiamo questa lunga parentesi con una domanda sul settore giovanile. Abbiamo appreso che ci sarà molta attenzione su questo fronte, e che stanno partendo i raduni per le leghe inferiori. Come ha visto i giovani di Ischia?“Guarda, innanzitutto ho trovato uno staff importante, con allenatori e dirigenti molto appassionati. La prima cosa che ho detto loro è che sarò sempre molto vigile sul settore giovanile, perché l’obiettivo deve essere quello di creare una continuità con la prima squadra, nel corso degli anni. Ci saranno delle linee guida chiare, a partire dalla disciplina.
L’ideale sarebbe che la Juniores adottasse un assetto tattico il più possibile simile a quello della prima squadra. Questo perché, se un giorno dovessi chiamare un difensore, un centrocampista o un attaccante dalla Juniores, non vorrei complicarmi la vita. Ho già parlato col mister, che è una persona molto intelligente e preparata, e ha condiviso pienamente questa visione. Infatti, siamo d’accordo anche su un altro punto: invece di fare amichevoli contro altre squadre, vogliamo farle contro i nostri giovani. In questo modo si dà valore al settore giovanile e si crea una vera connessione. Inoltre, ci permette di conoscere meglio i ragazzi, e magari scoprire qualche talento interessante da inserire nel gruppo. Per me la rosa non deve essere solo di 24 o 26 giocatori. Deve arrivare a 40, considerando anche i ragazzi della Juniores e, perché no, qualche allievo promettente.”
Perfetto, allora aspettiamo le prossime novità di mercato e ci vediamo presto a Ischia!
Il Dispari